Dal chicco a Crush Caffè

Continua la nostra rubrica Crush Story dedicata agli ingredienti alternativi utilizzati per produrre Crush secondo i principi dell’economia circolare. Oggi raccontiamo il ciclo di vita del caffè e della simbiosi industriale nata per ricavare valore dal silverskin, lo scarto di lavorazione del caffè destinato alla discarica.

Nell’ambito dell’ecologia industriale, per simbiosi industriale si intende l’interazione tra diversi stabilimenti industriali utilizzata al fine di massimizzare il riutilizzo di risorse normalmente considerate scarti. Tali risorse includono risorse di tipo materiale (rifiuti e prodotti), energia, servizi e competenze. [1]

Il mercato del caffè è uno dei più fiorenti a livello mondiale e il suo consumo annuo è pari a circa 9,5 milioni di tonnellate (dati 2017). Solo in Italia, se ne consumano 3,4 kg a testa in un anno e il nostro Paese è il quarto importatore a livello mondiale.

La lavorazione del caffè prevede diverse fasi e genera differenti tipologie e una notevole quantità di scarti, tra cui 7.500 tonnellate all’anno di silverskin solo in Italia. La presenza di questi materiali residui rappresenta per i produttori un problema, che può diventare un’opportunità per l’economia e per l’ambiente. Come?

Scopriamolo insieme ripercorrendo il ciclo di vita del caffè, dal chicco fino alla carta Crush Caffè.

Crush Story Caffè: una storia di simbiosi industriale dal chicco di caffè alla carta

La lavorazione del caffè, prevede diverse fasi che generano una gran quantità di residui: dal pericarpo al pergamino, dal silverskin ai residui di estrazione. Tutti sottoprodotti che potrebbero essere usati per scopi diversi, invece di essere smaltiti e rappresentare un problema per i produttori di caffè.

Da qui l’idea di convertire un processo lineare in circolare: lo scarto del caffè diventa una risorsa rinnovabile e naturale per produrre la carta ecologica di alta qualità Crush Caffè.

La raccolta del caffè è una delle fasi più importanti in quanto determina la qualità del prodotto, vengono raccolte le bacche, le quali, nella fase di defruiting, vengono separate in frutto e seme. Il chicco rimane protetto da uno strato di pergamino e dalla pellicola argentea, il silverskin.

Il caffè viene successivamente lavato, asciugato e poi spazzolato per rimuovere il pergamino.

Fino a questa fase i chicchi di caffè sono di colore verde, vengono poi tostati. Durante la fase della tostatura il silverskin si separa dal chicco di caffè che prende la tipica colorazione marrone intenso. Il chicco tostato viene successivamente macinato e distribuito nelle caffetterie e supermercati di tutto il mondo.

Favini ha trovato il modo di recuperare il silverskin valorizzando questo materiale di scarto come materia prima nobile per la produzione della carta ecologica di alta qualità Crush Caffè.

Il silverskin viene micronizzato e aggiunto al mix di ingredienti per la produzione della carta, andando a sostituire il 15% di cellulosa proveniente da albero.

A questo punto la carta Crush può essere utilizzata e trasformata per realizzare diverse applicazioni, come ad esempio packaging di lusso e cataloghi, immagini coordinate, etichette, inviti e notebook.

Questi prodotti, come la carta Crush Caffè, sono riciclabili: dopo il loro utilizzo, entrano nel ciclo del riciclo della carta e del cartone, un’importante sistema per risparmiare energia e risorse naturali che viene ogni anno promosso da Comieco in occasione del Mese del riciclo.

Il progetto CirCo per studiare e rivalorizzare il silverskin

Favini continua la sua ricerca per trovare utilizzi alternativi ai sottoprodotti del caffè: insieme a CNRUniversità di Milano, il produttore di cosmetici Intercos ed Eurac Research ha avviato un progetto di ricerca integrata sulle biotecnologie industriali e sulla bioeconomia e, in particolare, sul possibile riutilizzo del silverskin.

Il progetto CirCo (Circular Coffe) è un ottimo esempio di simbiosi industriale per rivalorizzare il silverskin, lo scarto derivante dalla tostatura del caffè.